C’è il foglio bianco, ci sono fogli bianchi, ma diverso è il rapporto che si genera in questa differenza. Per me, ora iniziare a scrivere su uno spazio bianco, attraverso un canale telematico, potrebbe anche essere paralizzante. Infine ho deciso di provare a farlo, cioè comunicare come io posso comunicare. Scrivere. Scrivere scegliendo il testo poetico, il testo narrativo, il testo teatrale o in forme meno catalogabili – ammesso che la poesia e la narrativa e il teatro possano esserlo. Sarò, per chi leggerà e per me stessa frelen, userò questo pseudonimo forse come un alter ego o per celarmi e così espormi di più. Sono situazioni che si evolveranno strada facendo, e malgrado le intenzioni prenderanno sfumature e consistenza a sorpresa. A ricordarci che siamo vivi/vive, che tutto può divenire altro.
La poesia è la mia necessità, devo farmi visitare da lei. Perché questo possa avvenire serve che io le faccia spazio e la sappia cogliere. Può capitare che la poesia mi travolga, mi superi di gran lunga in ogni resistenza o circostanza in cui mi trovi e a lei debba arrendermi. E i momenti in cui c’è il bisogno di farsi cercare per ore, per giorni, senza nozione del tempo prima di arrivare in me.
Un segno di graduazione sulla tabella
della vita
in marcia vertebrati e invertebrati
la striscia della terra
nell’universo
il vento alle porte
la mano scrivente
l’illimitato
il fenomenico
il punto cieco
la nostra logica infranta
riadattata
una visione a pugni
con il vivere
stare immobili
recuperare invisibilità
spegnere la luce
frelen
Quante volte trema il cuore
poi questa titubanza
estrema paura di lanciarsi
sigillo reiterato che si frantuma
con insinuazione
alle porte delle ultime decadi
il canto è acuto
non acquietato
non si calma la circolazione interna
non ci si accorge delle congestioni
di emorragie esplose destinate
a trovare nuove vie
perché il sangue decorra
in uscita non pulsi
furioso ai battenti
fare il riassunto delle plurime me
e se non fossi mai io
ancora da trovarmi come il fiore
che fiorisce ultimo
frelen